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Maria Lai E L'Arte Dei Fili

Fili tesi o aggrovigliati, cuciti, ricuciti e scuciti, sciolti o annodati: sono il linguaggio artistico di una piccola donna sarda: Maria Lai.

Maria Lai voleva ricucire il mondo con l’arte tessuta dei suoi fili… un’immagine che riporta al filo di Arianna, a Penelope che filava, ma soprattutto alla magia delle Janas, le fate benevole del folklore sardo che passavano tempo a tessere il filo con un telaio d'oro nelle Domus de Janas, le grotte scavate nella roccia, dove si diceva le Janas vivessero.

Sono i fili della memoria all’origine della creatività di un’artista che amava le sue radici e la sua terra.

Maria Lai nacque un secolo fa, nel 1919 nel paese di Ulassai, (203 km dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suites da farsi in macchina in tre ore) nella regione barbaricina dell'Ogliastra in provincia di Nuoro, dove dal 2006 le è stato dedicato il Museo di Arte Contemporanea, la Stazione dell’Arte, con la donazione di circa 140 opere da parte dell’artista stessa.

Minuta e di salute precaria, Maria deve alla sua grande forza interiore l’essere diventare un’importante artista e una grande donna determinata e battagliera che è riuscita a eccellere tra i grandi artisti del suo tempo, in prevalenza maschi. Per molte delle sue opere ha tratto spunto dal quotidiano delle donne sarde. Pane e telai, tecnica del ricamo, ceramiche e terrecotte ispirate alle fiabe e alle tradizioni sarde.

I primi Telai caratterizzano la sua produzione artistica degli anni ’70.

Negli anni ’80 inizia il ciclo delle “Geografie” e dei “Libri cuciti” e l’esplorazione della didattica con la produzione di fiabe, libri, giochi e laboratori per trasmettere la libertà dell’arte ai più giovani.

Negli anni ’90 fonde il suo precedente lavoro nei disegni a matita e a china e nell’intreccio di fili e corde che si appropriano delle sue opere: le Lavagne, le Geografie, i Libri cuciti.

Notevole fu la sua idea dell’opera sul territorio, di cui «Legarsi alla montagna» fu l’operazione di grande impatto soprattutto sui suoi paesani, ma che ebbe eco in tutto il mondo dell’arte: Maria legò l’abitato di Ulassai con un nastro blu il cui capo fu fissato alla cima del monte sovrastante il paese. Da aggiungere a quest’opera esterna ci sono altri interventi all’aperto.

Su questa singolarità della sua arte è nata l’idea e la realizzazione della mostra «Maria Lai. Art in Public Space», allestita negli spazi dell’ex Convento del Carmelo di Sassari dal 16 novembre 2018 al 31 gennaio 2019 che rielabora l’iconografia dell’artista di opere realizzate sia in spazi pubblici dell’isola (Ulassai, Villasimius, Cagliari, Nuoro, Carbonia, Orotelli, Aggius, Sinnai, Siliqua, Tortolì ecc.) sia oltremare (Castelnuovo di Farfa, Fara in Sabina, Camerino, Castel di Tusa).

La laurea honoris causa in Lettere all’Università degli Studi di Cagliari “per il tratto fortemente narrativo e concettuale della sua opera, che si realizza però con tecniche tradizionali, arcaiche” venne conferita a Maria Lai nel 2004.

Si è spenta a Cardedu all’età di 93 anni nell’aprile del 2013.

Se la magia dell’arte usa l’arcobaleno, l’arte della magia sceglie tra il bianco e il nero. E’ gioco e diceria ma anche acrobazia sul filo del mistero teso tra terra e cielo” (Maria Lai 1997)

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di Daniela Toti

Foto crediti @Tiziano Canu

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