Alluai! Pesca Con Il Succo Di Euforbia 0 Comments
In Sardegna cresce una varietà di euforbia molto diffusa nelle campagne. È un arbusto con la chioma tondeggiante, che produce dei fiorellini gialli da gennaio ad aprile e nella stagione più calda va in letargo. La pianta, che in sardo si chiama “Sa Lua” contiene un lattice tossico, fortemente urticante per le mucose e la pelle con delle proprietà soporifere e forse anche allucinogene. Fatto è che per secoli in Sardegna si è usato questo lattice per pescare.
Alluai, letteralmente 'euforbiare', significa pescare con il succo dell'euforbia e Alluadori, euforbiatore, é chi pesca con sa lua. S’alluadori, l’euforbiatore, sradica un bel fascio di piantine di euforbia, utilizzando le radici, dove il lattice è più concentrato, nella quantità necessarie al volume di acqua da alluai, da drogare; l’esperienza fa sì che la quantità di lua utilizzata non nuoccia alla commestibilità dei pesci. Le radici, pestate tra due sassi, vengono gettate nell’acqua, drogando i pesci che si trovano lì vicino. Su pisci alluau, il pesce drogato, viene a galla intorpidito e si lascia facilmente catturare anche con le mani. “Paridi u pisci alluau!” é un modo di dire assai comune per indicare persona confusa e sbigottita: “Sembri un pesce euforbiato!” (drogato con euforbia).
Nell’ultimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando venivano reclutati ragazzi sempre più giovani, si racconta che qualcuno, per evitare di essere arruolato, prima della chiamata si strofinasse gli occhi col lattice dell’euforbia che provoca, oltre a dolori intensissimi, una cecità temporanea, ma il doloroso trucco fu presto scoperto, e i poveri ragazzi furono costretti a partire per il fronte.
Qualche anno fa un gruppo di ricercatori della facoltà di Biologia Molecolare dell’Università di Cagliari ha isolato una proteina del lattice dell’euforbia che può ridurre notevolmente lo sviluppo dei protozoi che causano la leishmaniosi, la terribile malattia parassitaria che in Sardegna colpisce moltissimi cani (raramente qualche umano) trasmessa attraverso la puntura dei pappataci.
Le meraviglie della natura sono davvero infinite. Grazia Deledda nelle sue suggestive descrizioni del paesaggio non scorda mai di nominare l’euforbia:
“[…] Il sole obliquo fa scintillare tutta la pianura; ogni giunco ha un filo d'argento, da ogni cespuglio di euforbia sale un grido d'uccello.”
“[…] A questa vegetazione si alternano scorci di cortili e spiazzi impregnati dal profumo dei gelsomini, delle violacciocche o dell’euforbia e orti grigi, ravvivati dall’oro dei fichi d’India fioriti o dal rosso sangue dei melograni.”
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di Daniela Toti
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