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Il lago Omodeo, il bacino artificiale più grande d’Europa, è uno scrigno di tesori sommersi: Tombe dei Giganti, Domus de Janas, un insediamento Prenuragico di Serra Linta, una foresta fossile di 20 milioni di anni, i resti del villaggio di Zuri, e anche una Casa Fantasma che appare in periodo di siccità e scompare quando il livello dell’acqua sale.
A 2 ore e 160 km dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suites, lo sbarramento sul fiume Tirso si trova nella Sardegna Centrale. Il lago prende il nome dall’Ingegner Angelo Omodeo, che partecipò anche alla costruzione delle grandi dighe sul Nilo, che curò la progettazione della prima diga, costruita dal 1918 e finita nel 1924 quando la inaugurò il Re Vittorio Emanuele III. A valle della diga fu costruita anche la centrale idroelettrica. Per l'invaso, è stato sacrificato il villaggio di Zuri, ricostruito poi a monte, mentre l’antica chiesa romanica consacrata a San Pietro del 1291, venne smontata e riedificata numerando pezzo per pezzo tra il 1922 ed il 1923 con il materiale originario.
Successivamente, nel 1997 la vecchia diga divenne obsoleta perché tra il 1982 ed il 1997 ne fu costruita un’altra. La intitolarono a Eleonora D’arborea, più alta e più capiente, che provocò un innalzamento dell’acqua, sommergendo anche ciò che non era stato sommerso dall’invaso della prima diga.
Lo scopo della seconda diga è quello irriguo, idroelettrico e idropotabile. È funzionante dal 2000, con una capacità di 792 milioni di metri cubi d'acqua.
È una meta turistica davvero interessante e, nonostante l’invaso sia artificiale, rimane nel contesto di una Sardegna selvaggia e piena di fascino, dove sono presenti interessanti reperti archeologici nuragici, oltre a quelli sommersi, e molta bellissima vegetazione, che comprende, oltre la Macchia Mediterranea, il leccio, il pioppo bianco, il salice, l'olmo campestre, il frassino, il tamericio e l'alloro. Grazie al lago, sono presenti numerose specie di uccelli acquatici, sia stanziali che migratori. La ghiandaia, il falco pellegrino e pescatore, il germano reale, l'oca selvatica, la garzetta, l'airone bianco e cenerino, e altri ancora.
Ma durante i periodi di secca dalle acque del lago Omodeo, come si è detto sopra, emergono meraviglie: le Tombe dei Giganti, le Domus de Janas, i vari nuraghi tutti del colore del limo che si deposita con il prosciugamento dell'acqua. Di alcuni nuraghi rimangono solo dei filari di pietre perché purtroppo nei primi dell'Ottocento alcuni sono stati smantellati per costruire i muretti a secco.
E poi c’è lei, la Casa Fantasma, che sorge con la sua bellezza un po’ sciupata dalla lunga immersione ma che mantiene tutto il suo fascino misterioso. Probabilmente era una bella villa confortevole a due piani appartenuta alla ricca borghesia, con sei caminetti per il riscaldamento, circondata da un giardino con un laghetto e un frutteto. Al piano terra c’era la cucina con camino, un salone, un piccolo soggiorno e uno stanzino. Al secondo piano c’erano quattro camere da letto e il bagno, e sopra ancora un solaio. La scalinata davanti oggi degrada verso il lago, ma nel passato forse scendeva verso il greto del Tirso.
Mi piace immaginare i tempi quando in quel giardino correvano i bambini della villa, cercando tra le pietre la testuggine palustre e la tartaruga di terra, oppure i nidi degli uccelli occhioni mentre sugli alberi del frutteto volavano e cantavano le ghiandaie marine.
Poi arrivano le piogge e con l’afflusso delle acque comincia a salire il livello, nascondendo ancora una volta la Casa Fantasma e tutti gli altri tesori della civiltà nuragica sarda.
“E soprattutto, guarda con occhi scintillanti tutto il mondo intorno a te perché i segreti più grandi sono sempre nascosti nei luoghi più improbabili. Chi non crede nella magia non la troverà mai» (Roald Dahl)
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di Daniela Toti
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