La Posidonia: La Pianta Acquatica Che Salva Le Nostre Coste 0 Comments

La Posidonia: La Pianta Acquatica Che Salva Le Nostre Coste

L’ospite del Gabbiano Azzurro Hotel & Suites forse non conosce la Posidonia, poiché quando arriva per le vacanze, è già stata fatta la debita operazione di spostamento delle “banquette” spiaggiate in inverno, la spiaggia è stata ripulita affinché si possa camminare liberamente sulla sabbia senza inciampare sulle “alghe”. 

Il nome Posidonia, proprio per accentuare la sua grande importanza nell’ecosistema marino, deriva dal dio del mare degli antichi greci, quel Poseidone barbato e con il tridente. 

Non sono “alghe” quei depositi di materia organica in afrorosa decomposizione e che si accumulano sui litorali marini per effetto del moto ondoso e ricoprono un importantissimo ruolo nell’ecosistema. È a tutti gli effetti una pianta, con fusto, foglie e radici e, per riprodursi, ha fiori e frutti, risultato dell’adattamento alla vita acquatica di piante superiori che 120 milioni di anni fa hanno “deciso” di trasferirsi dalla terra ferma al mare. Acque più profonde impedirebbero la fotosintesi, processo vitale della pianta, per cui la Posidonia vive sui fondali di acque non troppo profonde, dove le arriva la luce e quindi lungo le coste. Il paesaggio della prateria di Posidonia che possiamo incontrare, in immersione o snorkeling, potrebbe risultare a prima vista monotono, mentre in realtà la prateria funge da nursery ad una miriade di forme di vita che trova lì riparo dai predatori. È inoltre luogo preferito dalla Pinna Nobilis o Gnacchera. Le foglie, a forma di nastro, possono essere lunghe fino a 1 metro, verdi quando sono giovani e marroni da vecchie, quando si staccano dalla pianta. Prive di vita, vengono trasportate dalle correnti sulle spiagge dove formano le “banquette”, costituendo un cumulo protettivo per le spiagge e favorevole per l’ecosistema di superficie.

Il fatto che sia risorsa o rifiuto trova opinioni discordanti, ma il WWF raccomanda di lasciarla dove il mare la deposita, sostenendo che «la presenza di resti di posidonia sulla spiaggia è indice di alta qualità ambientale, molto meglio di una “bandiera blu”: i comuni dovrebbero quindi andarne fieri e non far di tutto per rimuoverne ogni indizio! La degradazione delle foglie è alla base delle catene alimentari costiere, garantendo così una pesca abbondante; i cordoni che si spiaggiano sono un formidabile strumento per smorzare la forza delle onde e consentire alla sabbia di depositarsi ed essere trattenuta. Tuttavia, se proprio si ritiene indispensabile rimuovere depositi considerati eccessivi, ci si limiti a spostarli con grande accortezza al margine della spiaggia, al piede della duna, dove con il tempo verranno coperti dalla sabbia e dalla vegetazione dando vita ad un nuovo cordone dunale; oppure possono essere ammucchiati dove non danno fastidio ma alla fine dell’estate andranno restituiti alla riva.»

Lo spiaggiamento della Posidonia avviene tra l’inizio dell’autunno e la fine dell’inverno, favorito dalle correnti marine e dal vento.  In tempi antichi la convivenza con le “banquette” era naturale e molto gradita. Quelli di noi “nati prima” non possono dimenticare l’odore di mare che arrivava dalla costa, così tipico, un mix di salato, frizzante, con un afrore di alga, zolfo e pesce avanzato. Questo bouquet di odori lo ritrovi solo in una spiaggia disabitata, forse impervia da raggiungere a causa della “banquette”, ma che ti riempie i polmoni di profumi di salsedine, iodio e mare. Oggi la spiaggia perfetta, solo sabbia e mare, manca di questo elemento olfattivo che accompagna i nostri ricordi di un passato forse meno “asettico” ma più fedele alla natura. 

In passato gli abitanti avevano infatti imparato da generazioni a sfruttare la Posidonia spiaggiata in molti modi. Come materiale isolante sia termico che acustico, materiale da imballaggio e per imbottitura di materassi e cuscini… perché si sa che all’odore ci si abitua. Oggi la ricerca scientifica potrebbe esplorare il suo interessante utilizzo nella produzione di carta, di biogas, di polimeri termoplastici biodegradabili, prodotti per il design, e ancora nel settore agricolo e zootecnico, nella cosmesi ed erboristeria e buon ultima nella chimica verde.

È davvero importante evitare che queste pregiate biomasse si mescolino a rifiuti urbani non biodegradabili, diventando solo scomoda sporcizia. Come è fondamentale far conoscere l’utilità della Posidonia spiaggiata combattendo l’attuale percezione negativa al riguardo (sporco e afrore), sensibilizzando l’utilità nel produrre ossigeno e intrappolare anidride carbonica, e tutelare le praterie ancora intatte, ponendo rimedio ai danni causati dall’uomo con le imbarcazioni da diporto, la pesca a strascico sottocosta e le acque intorpidite da scarichi fuorilegge. Non dimenticando mai che il primo atto per la conservazione e la tutela deriva proprio dai nostri singoli comportamenti.

  Le “banquette” proteggono le coste dall’erosione assorbendo l’energia del moto ondoso che scaricherebbe altrimenti direttamente sulla spiaggia. È uno dei produttori primari di ossigeno, e la loro scomparsa potrebbe generare una fonte di CO2 ove ora c’è, invece, una fonte di ossigeno.

L’odore che sento non è l’odore del mare, è l’odore delle interiorità del mare, e io vengo da lì dentro.(Fabrizio Caramagna)

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di Daniela Toti

Nella foto: depositi di Posidonia che si creano in inverno - foto crediti Laura Mor

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