Complesso Nuragico Di Albucciu 0 Comments
Facendo una passeggiata nelle campagne di Arzachena, a soli 30 minuti di viaggio dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suites, scoprirai quanto la Gallura, tra vigneti e terreni per il pascolo, sia ricca di patrimoni archeologici e in particolare troverai il Complesso Nuragico di Albucciu, situato su una roccia granitica, nascosto tra la macchia mediterranea e un boschetto di olivastri. La struttura, che risale al XV secolo a.C. età del Bronzo Medio, è ben conservata e quello che la distingue è la tecnica adoperata nella costruzione. I grossi blocchi di granito sono addossati alla roccia granitica che fa parte della muratura della costruzione principale. In origine era un edificio a due piani, ora rimane solo quello inferiore. È un edificio “a corridoio" (o protonuraghe), ossia i capostipiti dei nuraghi (scopri di più leggendo: Nuraghi: Antiche Presenze In Sardegna) successivamente completato da tholos.
Durante la seconda guerra mondiale parte del terrazzo fu usato come spiazzo per una mitragliatrice, e l’architettura iniziale probabilmente ne è stata alterata. Il complesso includeva tre corpi distinti. Nell'angolo nord del terrazzo si accedeva ad una torre da due scale interne, in un ambiente ormai crollato. Un'altra costruzione, vagamente rettangolare, completava il complesso.
A circa un'ottantina di metri dal nuraghe, si trova la tomba dei giganti detta "tomba Moru", lunga 11,30m e larga 5,20m, anch’essa parte del complesso, con altri resti di capanne circolari. La tomba era probabilmente un monumento funerario più antico che venne modificata e trasformata in tomba dei giganti nel corso del Bronzo recente (1300 – 1000 a.C.). Delle lastre che costituivano la copertura ne rimane oggi solo una. Tra i ritrovamenti del villaggio, i più interessanti sono: un pugnaletto ad elsa gammata, così chiamato perché a metà lama un ferro a forma di gamma piegato verso l’alto potrebbe essere un guardamano; frammenti di lingotti ‘ox-hide’, cioè a forma che ricorda una pelle di bue; spade votive, una statuetta votiva e un ripostiglio di bronzi.
Il passato è difficile da interpretare, perché arriva a noi in brandelli e con lo studio, la ricerca e la passione cerchiamo di dargli l’aspetto quanto più simile all’originale interpretandolo nel modo più plausibile possibile.
“Sono un archeologo, uno scienziato che insegue il passato dell'umanità alla ricerca della verità”. (Steve Alten)
--
di Daniela Toti
Condividi i tuoi commenti con noi!