Radici di Bronzo: La Terra dei Sardi 0 Comments

Radici di Bronzo: La Terra dei Sardi

Andrea Loddo, archeo-sperimentatore e artista ogliastrino, ha intrapreso questa avventura con l'obiettivo di raccontare l'epoca d'oro della Sardegna, una terra ricca di storia e cultura. Ha realizzato un docufilm di 50 minuti, "Radici di Bronzo" la terra dei Sardi, che ci trasporta nel 1274 a.C., in un tempo in cui il Principe Dan, un guerriero temprato dalle battaglie, torna nella sua terra dopo una missione in Oriente. 

Come dirà il regista nell’intervista, la data è quella della battaglia di Qadeš combattuta sulle rive del fiume Oronte, in Siria, nel 1274 a.C., tra le due più grandi potenze del Vicino Oriente antico, l'Egitto del faraone Ramses II e le forze ittite di Muwatalli II. Facevano parte dell’esercito di Ramses 500 Guerrieri di Sardegna, Gli Shardana.

Per la ricostruzione si sono serviti dei Bronzetti Nuragici, lo specchio della società sarda. Tra i bronzetti, i Lottatori di Uta, rappresentazione di lottatori sardi nell'arte marziale chiamata S'Intrumpa: la lotta sarda dei Gherradores.

Intervista al regista ed ideatore di Radici di Bronzo, Andrea Loddo:

D. Da cosa le è nata l'idea di questa produzione?

R. L'idea nasce sempre dalla base delle mie ricerche e delle mie attività in pubblico è quello di creare divulgazione. Essendo il Cinema un ottimo mezzo di diffusione, ho pensato che un prodotto culturale come un film, una storia che accompagni lo spettatore all’interno di un villaggio nuragico, dove verranno descritte alcune delle attività artigianali e artistiche del mondo nuragico, fosse il modo migliore, più diretto. La voce documentaristica è quella di Domenico Strati, una delle voci documentaristiche più importanti in Italia, che ha prestato la sua voce a Geo, Fox, Superquark, e National Geographic. 

D. Come definirebbe il suo essere archeo-sperimentatore?

R. Il mio ruolo di archeo-sperimentatore è un ruolo di studio sull’archeologia sperimentale, la ricostruzione e la riproduzione del materiale della cultura del nostro passato, in questo caso all’epoca del bronzo in Sardegna chiamata epoca nuragica della civiltà sarda. Il mio ruolo è quello di avvicinare la gente all’archeologia non per mezzo di convegni adatti più agli addetti ai lavori ma coinvolgendoli con attività dirette come la fusione dei bronzetti, le sfilate con gli indumenti e le armature che ho ricostruito, le mostre dove racconto i personaggi con le loro attrezzature, abiti, caratteristiche compatibili con aspetti storici dell’epoca comuni anche ad altre popolazioni mediterranee.

D. Di che fonti si è servito per la ricostruzione?

R. Per la ricostruzione mi sono servito delle uniche fonti che abbiamo, quella dei bronzetti nuragici. Lo studio della bronzistica è l’unico modo per conoscere chi in Sardegna costruì tutto questo ben di Dio archeologico che ne fa la terra più ricca di archeologia la mondo per la densità di siti millenari. I bronzetti rappresentano donne, uomini e animali e quant’altro e io ho dato vita alla bronzistica, facendo rivivere una cinquantina di personaggi, quasi bronzetti viventi, dagli offerenti con capretto, ai guerrieri inseriti nel docufilm, ai Lottatori di Uta. La storia gira intorno al capotribù del villaggio di Uta, al figlio il principe Dan e ad altri personaggi presi non solo da Uta ma da tutta la bronzistica della Sardegna, tra cui la ricostruzione delle imbarcazioni, di tutti gli animali dell’Isola e anche dell’alimentazione, derivata da studi archeologici  del periodo 1274 a.C., data in cui si ebbe la battaglia di Qadeš combattuta da ittiti ed egizi di cui i sardi facevano parte  con 500 carri ferrati, nella guarnigione scelta del faraone, al quale salvarono la vita.

“Un Viaggio nel Cuore della Nostra Storia: che questo viaggio ci avvicini ancora di più alla nostra terra e alle nostre radici.” (Andrea Loddo)

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di Daniela Toti

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