Caprera: L'Isola Sarda Di Garibaldi 0 Comments

Caprera: L'Isola Sarda Di Garibaldi

A soli 56 Km, un’ora e mezza tra macchina e traghetto, dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suites si può raggiungere Caprera. La costa frastagliata dell'isola divide Caprera in due parti. Una parte, quella orientale, è ripida e ricoperta da macchia mediterranea, ed è difficilmente visitabile. Essendo incontaminata, nel 1982 l’isola fu dichiarata Riserva Naturale e inserita nel Parco Nazionale. Attraverso un sentiero o dal mare si può visitare Cala Coticcio, una delle più belle calette del parco, circondata dal verde della macchia mediterranea con la sabbia bianca e sottile, gli scogli rosati e il mare cristallino ideale per lo snorkeling per la moltitudine di pesci e stelle marine. La parte orientale ospita anche Cala Portese, Punta Rosa e la spiaggia alla quale i resti di un'antica nave sulla riva danno il nome di Spiaggia del Relitto.

Nella parte occidentale vi sono distese pianeggianti e una vasta pineta, poi Cala Napoletana, C​ala Garibaldi e Cala Serena. Stagnali, con il porticciolo per pescatori e diportisti, è l’area più abitata. 

L’isola de L'Arcipelago della Maddalena è legata indissolubilmente a Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei due mondi, e soprattutto l’artefice della vittoriosa spedizione dei Mille, che annesse il Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d'Italia durante l'Unità d'Italia. Garibaldi, stanco e avvilito per la sua vita raminga sui mari, aveva deciso di mettere su casa e di dedicarsi alla famiglia e quando capitò in Gallura per una partita a caccia, rimase affascinato dai suoi graniti e dal terreno non coltivato che però in alcuni tratti avrebbe potuto esserlo. Decise che la Sardegna sarebbe stata la sua casa e scelse Caprera, che aveva tante volte ammirato, con i suoi colori e il suo scenario per un mondo che sembrava fatto a misura per quel guerrigliero, marinaio e  contadino ormai vicino alla cinquantina, che aveva cercato per tutto il mondo la concretezza dei suoi ideali. Ecco una terra concreta, che non dava nulla ma chiedeva la tenacia, la semplicità e l’umiltà del lavoro che Garibaldi le avrebbe dato incondizionatamente. Si  era innamorato della sua isola. Sia essa fosse battuta dalla burrasca e dai forti venti  di ponente che dall’alito del vento che portava con se il rumore dello sciacquio del mare sulla costa e l’aroma resinoso della macchia mediterranea, Caprera si era impadronita della sua anima e la elesse per viverci, meditare e morirci.

Si mise subito a costruire quella che chiamò la "Casa Bianca", nello stile delle fazendas sudamericane, ma quel mestiere non era per lui, come gli disse il suo capomastro: “Generale, usare la cazzuola non è affar vostro”, e lui umilmente rispose: “Hai ragione, trasporterò le pietre” e fece il manovale. Dopo un anno la casa fu completata, in blocchi di granito sardo rivestiti da intonaco e calce.

Abitò a Caprera per circa 26 anni occupandosi dei campi e dei frutteti. Garibaldi nell’isola piantò alberi, coltivò i campi ed allevò polli, ovini, cavalli, e molti asini ai quali si divertiva dare il nome dei suoi nemici. Uno lo battezzò Pio IX, un altro Don Chico (Francesco Giuseppe), altri due Oudinot e Napoleone III... Piantò un  magnifico pino al centro del giardino nel febbraio del 1867 in occasione della nascita della figlia Clelia, quel pino vetusto che oggi è ancora lì.

Quando si preannunciò la fine, chiese di essere spostato nella stanza dalla cui finestra poteva vedere il mare, la Corsica e, al di là, poteva immaginare la "sua" Nizza. Disobbedendo al suo desiderio di essere cremato, il suo corpo venne imbalsamate e sepolto in una tomba, in granito grezzo, dietro la casa.

Gli eredi di Garibaldi cedettero l'isola al governo italiano che fu dichiarata Monumento Nazionale il 4 luglio 1907, oggi diventata Museo.

Sulle tue cime di granito, io sento di libertade l'aura o mia selvaggia solitaria Caprera. I tuoi cespugli sono il mio parco, e l'imponente masso dammi stanza sicura ed inadorna. Io l'Infinito qui contemplo.” (G. Garibaldi)

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di Daniela Toti

Nella foto: Cala Coticcio

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