Melchiorre Murenu Poeta Della Poesia a Bolu 0 Comments

Melchiorre Murenu Poeta Della Poesia a Bolu

La Poesia a Bolu ("poesia al volo") è una forma d'arte sarda che si è ormai quasi completamente persa. Per poesia estemporanea, o a braccio, si intende il genere poetico, spesso in forma cantata che si improvvisa di fronte al pubblico su temi proposti al momento dell’esibizione e quindi mai uguali. Più i cantadores, autori della cantada, aggiungono arguzia ed efficacia dei testi tanto più sono apprezzati e ricercati.

Una tradizione folkloristica sarda, fra il colto e il popolare, alla quale fino agli anni settanta durante le sagre paesane era dedicata una serata dove abili cantadores cantavano le loro poesie per gli abitanti del paese, che spesso portavano da casa le loro sedie per assistere più comodi la cantada, partecipando attivamente allo spettacolo con risate, opinioni e applausi. Abbiamo detto colta, perché collegata alla cultura letteraria del Medioevo nella cadenza della metrica, basata sull’ottava rima. 

Melchiorre Murenu è stato nell’ottocento un famoso poeta cantadore della poesia a bolu. Era nato Macomer nel 1803. Non ebbe una vita facile, perché a tre anni prese il vaiolo che gli causò la cecità, come raccontò in versi lui parlandone nella poesia Supplica a Monsignore Bua.

Fu per questo chiamato “L’Omero della Sardegna” perché come il poeta greco visse cieco e di poesia. Era povero e analfabeta ma era dotato di una memoria rara che gli consentì di formarsi una cultura “ascoltata” le cui fonti erano i predicatori in chiesa e la gente nei paesi. 

Forte della sua cultura autodidatta e delle sue capacità nell’improvvisare, Melchiorre si guadagna la vita girando per i paesi della Sardegna ed esibendosi nelle gare di poesia a bolu o cantada. Aveva una lingua pungente e ironica, ed erano tanti gli argomenti del suo poetare: moralisti, (molte volte diretto a donne, quando il loro comportamento era indecente), critici e appassionati, e spesso a sfondo sociale e politico, che lo resero popolare in tutta la Sardegna e le sue opere furono tramandate nella tradizione orale e ne fecero uno dei più celebri poeti sardi. Gli studiosi, attraverso gli scritti, gli attribuiscono nozioni e conoscenza critica degli eventi storici e sociali.

I titoli di alcune sue poesie e cantate parlano da sé: Faziles amores de una libertina (Facili amori di una libertina), Sa muzere brincajola (La moglie licenziosa), Capricciu amorosu (Capriccio d'amore), Peccadore, non vivas pius dormidu (Peccatore, non vivere più da addormentato). 

Purtroppo la satira, specie quando è pungente o ritenuta offensiva come quella di Mureno, provoca odio e a lui provocò anche la morte “Sa Dinda troppu fantastica” potrebbe essere la causa del suo assassinio, perché troppo offensivo nei confronti della figlia del mandante dell’omicidio. Oppure i sicari erano di Bosa offesi per il suo "Sas isporchitzias de Bosa (La sporcizia di Bosa). Morì precipitando a 51 anni nel 1854 gettato dal precipizio di Santa Rughe dove probabilmente lo spinsero i suoi assassini. Il motivo per cui fu ucciso non si è mai conosciuto. Sono rimaste la sua fama di poeta cantadore della Poesia a Bolu.

 

“La poesia cantata è un ombrello d’eternità” (Massimo Bubola)

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di Daniela Toti

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