Nuoro E La Bargagia 0 Comments
Nuoro (a 122 km dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suites) è il simbolo della cultura sarda per aver dato i natali ad importanti scrittori dell’Isola ma soprattutto al Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda che di Nuoro disse:
"L'interno del paese è di una primitività più che medievale, con strade strette e mal lastricate, viottoli, casupole di granito con scalette esterne, cortiletti, pergolati, porticine spalancate dalle quali s'intravedono cucine nere e interni poveri ma pittoreschi. Nuoro ha un Corso lastricato, chiese, caffè, ecc., ma ciò che può interessare è l'interno del paese, le casupole di pietra, nido o covo d'un popolo intelligente e frugale, che lavora e vive tutto l'anno di pane d'orzo, che crede in Dio e odia il prossimo per ogni più piccola offesa. Bizzarri tipi attraversano le vie, oltre i paesani coi loro carri tirati da buoi ed i loro cavalli inseparabili, e le donne dagli occhi egiziani, strette nel ricco e pesante costume o poveramente vestite, con canestri ed anfore sul capo: passano i venditori ambulanti; i Barbaricini con cavalli carichi di patate, canestri d'asfodelo, arnesi di legno; le donne d'Oliena con cestini di frutta; il venditore di sanguisughe, che suona un corno per annunziare il suo passaggio; il pescatore di trote; lo stagnaro che grida richiedendo arnesi vecchi di rame, in cambio di quelli nuovi (una specie di zingaro il cui passaggio, dice il popolo, annunzia un cambiamento di tempo, da buono in cattivo); un uomo con una bisaccia, che fa la questua di frumento e d'orzo per la festa d'un santo; un uomo che suona il tamburo, annunziando un bando del Municipio o il prezzo del vino o d'altra merce presso il tale; ed altri ed altri tipi, e finalmente il poeta cantastorie che riduce in versi sardi i più interessanti avvenimenti italiani e stranieri."
I più antichi stanziamenti della zona di Nuoro, risalgono all’età nuragica. In un documento della fine dell' XI secolo si trova il nome Nugor (i Nuoresi oggi chiamano Nugoro la loro città). Dopo i romani la città passò, come tutta la Sardegna, ai Bizantini, i quali la governavano opprimendola con pesanti tasse. Successivamente Nuoro fece parte del Giudicato di Torres e poi di quello d'Arborea. Con l'avvento degli aragonesi (1297) e degli spagnoli (1479), Nuoro patì un regime feudale oppressivo, al quale si ribellò con il banditismo e l'isolamento. Quando nel 1720 arrivarono i piemontesi trovarono Nuoro in pessime condizioni economiche e le ribellioni contro il governo dei Savoia peggiorò la situazione. Forse per le continue sommosse popolari contro il potere, Nuoro fu sempre più isolata e fu solo nel 1927 che divenne capoluogo della terza Provincia Sarda.
Passeggiare oggi nel centro storico di Nuoro è come fare un viaggio nel tempo, camminando sull’acciottolato dei vicoli tra le annose case in pietra, sbirciando nei cortili, passando sotto i portici che conducono nelle piazzette. L’hanno chiamata anche “l’Atene sarda” grazie a quegli artisti, Francesco Ciusa (scultore) e letterati come Salvatore e Sebastiano Satta, e naturalmente Grazia Deledda, che aprirono i suoi confini all’Europa.
Sono da visitare l’antica Chiesa della Madonna delle Grazie (Nostra Segnora 'e sa Gràssia) del XVII secolo e la più recente Cattedrale di Santa Maria della Neve del XIX secolo. Il Museo Ciusa che espone l’arte dello scultore Francesco Ciusa, e il Museo della Vita e delle Tradizioni popolari sarde, dove la cultura tradizionale è presentata al visitatore con abiti, gioielli, maschere, tessuti, strumenti musicali, utensili domestici e di lavoro.
“È il cuore della Sardegna, è la Sardegna stessa con tutte le sue manifestazioni.” (G. Deledda)
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di Daniela Toti
Nella foto: murales a Fonni, in provincia di Nuoro. Foto di ©Massimo Frasson
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