Incendi In Sardegna 0 Comments
“Stizia Du Pìghiri” Giustizia Ti Prenda!
L’Associazione “L’Uomo che Pianta gli Alberi" si interessa alla tutela del bene ambientale, collaborando concretamente al rimboschimento del territorio, piantando alberi ma anche restituendo consapevolezza e potere alle persone. Da loro è stato intervistato Giorgio Pelosio, amministratore di Teletron Euroricerche, che si occupa si sistemi di sicurezza ambientale, sulla piaga degli incendi in Sardegna.
L'opinione dell’esperto è che la devastazione da parte dei piromani estivi del territorio non deve continuare a essere subita passivamente ma deve essere evitata o quantomeno ridotta con misure severe. Il fuoco in Sardegna ha radici antiche nella cultura contadina. Per creare o ripulire i terreni da coltivare, o per rinnovare i pascoli, concimando e migliorando il manto erboso per nutrire le greggi, si incendiavano le stoppie. Tuttavia, per evitare che l'incendio diventasse un incendio, c'era sempre qualcuno che verificava da vicino che l'incendio non fosse andato fuori controllo.
L'incendio doloso o non presidiato è sempre stato considerato un reato perseguito fin dall'epoca Giudicale. Pelosio ci ricorda che nella Carta De Logu sono almeno cinque i capitoli dedicati alla normativa sugli incendi: quelli colposi erano puniti con ammende e la rifusione dei danni provocati; quelli dolosi, distinti in incendio di case e incendio di terreni coltivati, prevedevano la pena di morte nel primo e il taglio della mano destra nel secondo, qualora l’incendiario non fosse stato in condizioni di rifondere il danno cagionato.
Sì, la saggia Giudicessa Eleonora D'Arborea ben conoscendo la calamità che gli incendi potevano arrecare al territorio, apportò nella Carta la regolamentazione sui tempi e modi per bruciare le stoppie e limitare i danni creando fasce tagliafuoco.
Se tassi e olivastri sono vissuti fino ad oggi, vuol dire che prima c'era la cultura e il rispetto di queste piante, così numerose in Sardegna. Oggi però lecci, corbezzoli, tassi, ginepri sono sempre meno. Rimboschimenti sbagliati, oltre agli incendi, hanno una grande colpa. I rimboschimenti con eucaliptus sono dannosi perché questa pianta, che è in grado di assorbire 200-300 litri di acqua al giorno, porta solo ad inaridire ulteriormente zone già percorse dal fuoco. Purtroppo questa pianta negli ultimi 50 anni è stata usata sconsideratamente, sebbene la Sardegna non goda di molte zone dove l’impiego degli eucalipti potrebbe essere idoneo, cioè zone che necessitano l’assorbimento di acqua come gli impianti di trattamenti delle acque o zone acquitrinose da bonificare, come ben sapevano quelli che l’hanno usato nelle bonifiche dell’Agro Pontino. La riforestazione è una soluzione, ma per riprodurre un bosco di tassi o querce occorrono centinaia, migliaia di anni. In Sardegna vivono tassi di 2/3000 anni e gli ulivi millenari famosi in tutto il mondo come S'Ozzastru l'albero più vecchio.
Eliminando quindi le specie per le quali occorrerebbero millenni a diventare piante adulte, potremmo concentrarci sulla Macchia Mediterranea che, come ci racconta Pelosio, “è un ombrello straordinario per il terreno, perché limita i danni dell'acqua quando arriva la pioggia, in alcuni casi torrentizia, che limita il dilavamento dei terreni dove l'humus viene completamente trasferito a valle”. In 5-10 anni l'humus costituirebbe un valido strato di protezione del suolo, favorendo così la crescita di piante endemiche della Sardegna.
Si potrebbe evitare la desertificazione della Sardegna mettendo la Macchia e i boschi al primo posto nell'ambiente. È un fatto soprattutto di tipo culturale. Gli incendi sono un attentato alla vita, e la giustizia dovrebbe intervenire con pene pesanti.
La Sardegna vuole, e deve, mantenere la cartina turistica sarda allettante per i turisti in cerca di mare in costa e verde all’interno, dove sono i boschi. Pelosio commenta: “Con i fondi comunitari si potrebbe fare un piano di rimboschimento di tutte le aree bruciate della Sardegna, considerato anche che il rimboschimento contribuisce alla riduzione della CO2. E questa attività potrebbe vedere un sacco di gente (operai, forestali, ecc.) impegnata in una attività di tutto l'anno. E d'estate, se i canadair devono veramente volare, facciamoli volare applicandovi sistemi di irrigazione aerei che possano spruzzare l'acqua dolce sui rimboschimenti”. Quando i canadair per spegnere gli incendi attingono l’acqua dal mare, il salino ha sul terreno un effetto devastante per le piante che, se non nascono già marine nell’acqua salata, muoiono.
D'altra parte vanno però ringraziate molte persone: i volontari specializzati e formati. In molte regioni, la maggior parte delle attività antincendio sono affidate a loro sia per l'osservazione, che per l'identificazione e l'intervento, non dimenticando inoltre di citare con gratitudine il sempre prezioso aiuto della Compagnia Barracellare.
… “Mano segreta che spargi quel fuoco
Bruci il tuo mondo per così poco
D’ora in avanti prima che accenda
“Stizia Du Pìghiri” Giustizia Ti Prenda!” - (Bruno Tognolini)
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di Daniela Toti
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