Domus De Janas Candidate A Patrimonio UNESCO 0 Comments

Abbiamo scritto della Sardegna Verso L’UNESCO, ma ne scriviamo ancora perché se ne parla sempre di più.
Se si creeranno i presupposti per l’inserimento dei monumenti della Civiltà Nuragica nel Patrimonio dell’Umanità, sarebbe una grande opportunità per poter proteggere l’incredibile imponente risorsa archeologica sarda. Oggi è in gran parte trascurata ed esposta all’incuria per mancanza di fondi, ma potendola potenziare turisticamente facendola conoscere al mondo intero per i suoi tesori archeologici, la Sardegna potrebbe ampliare la stagionalità da solo estiva a tutto il corso dell’anno, diventando una meta di interesse turistico culturale con effetti significativi sul suo PIL turistico.
Oggi non esiste un catalogo completo e certificato delle migliaia di siti nuragici e non si conosce con precisione la reale entità di questo patrimonio. Vengono quindi meno i mezzi per poter programmare una manovra adatta a capire quali interventi si rendono necessari, quante risorse finanziarie e umane occorrono, quali sono le priorità.
Il riconoscimento Unesco delle Domus de Janas potrà avere un potere trascinante per sviluppare tutte le filiere economiche della nostra Isola, rendendo visibile al mondo intero questo museo a cielo aperto che rappresenta un unicum a livello mondiale.
Già nel 1997 l’Area Archeologica “Su Nuraxi Barumini”, dell’Età del Bronzo ed il più rappresentativo dei nuraghi complessi, ossia costituiti da più di una torre, venne inserita nella lista dei Patrimoni Mondiali dell'Umanità dell’Unesco.
A Gennaio 2024 il Ministero della Cultura ha ufficialmente proposto la candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO per il 2025 l’“Arte e architettura nella Preistoria della Sardegna. Le Domus de Janas”. La risposta verrà data dopo i sopralluoghi della Commissione Internazionale che inizieranno dal mese di giugno 2024.
Le Domus de Janas sono almeno 2.500 sparse in tutto il territorio della Sardegna, ma alcuni studiosi azzardano che siano 3.500, di varie tipologie: isolate o parte di necropoli, decorate o semplicissime.
Le Domus de Janas sono costruzioni funerarie ipogeiche, cioè scavate sotto terra o dentro i massi, presenti in gran parte del territorio sardo. Alcune sono decorate internamente con motivi incisi, dipinti o scolpiti. Ipoteticamente, seguendo particolari riti, il defunto veniva trasferito dalla sua casa da vivo nella casa da morto che sarebbe stata per l’eternità. Il corpo veniva deposto in posizione fetale con accanto oggetti di uso comune che gli appartenevano: punte di frecce di ossidiana, coltelli e asce di pietra, ma anche collane, braccialetti ed anelli di filo di rame ritorto, e tante ceramiche e forse anche del cibo per il suo viaggio verso l’aldilà
Tra i 26 siti preistorici e le Domus, realizzati tra il V e il III millennio a.C. e riferibili tra il Neolitico Medio e l’Età del Rame, c’è il monumento troncopiramidale di Monte d’Accoddi e la Necropoli Ipogeica Di Anghelu Ruju, il sistema di Domus più esteso dell’isola. E ancora, Su Crucifissu Mannu a Porto Torres, le Domus de Janas di Sennori, straordinariamente inglobate all'interno del paese, la Domus de Janas “La Rocca” a Sedini, fino al gioiello di Domus de Janas della Necropoli di Sant'Andrea Priu, a Bonorva con le bellissime pareti decorate con pitture rupestri.
Il nome Domus de Janas, “case delle fate”, proviene dall’antica leggenda che vuole vi abitassero delle minuscole fate, Le Janas. Dal mito al logos, tra magia e storia, comunque sia, è certo che questi preziosi siti archeologici rappresentano il passato sardo, testimonianze che vanno dal 4000 a.C. al 1800 a.C.
“[…] Le Janas, piccole fate che durante la giornata stanno nelle loro dimore a tesser stoffe d’oro in telai d’oro, ballavano all’ombra delle grandi macchie di filirèa...” (Grazia Deledda)
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di Daniela Toti
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