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Il Vaso Di Dueno
Il più antico documento è scritto in sardo

Nella tradizione etrusca si usavano i cosiddetti “oggetti parlanti”. Si incideva sui manufatti artigianali un messaggio che in prima persona parlava alla persona alla quale l’oggetto veniva regalato. 

Il vaso di Dueno, un kernos (contenitore costituito da più recipienti uguali uniti tra loro, in questo caso un vaso composto da tre contenitori combacianti) è stato rinvenuto a Roma, nel 1880, presso il Quirinale, ed è stato decifrato e datato nella seconda metà del VI sec. a. C. da Heinrich Dressel, un archeologo tedesco.  Oggi il vaso si trova presso i Musei statali di Berlino. Il vaso di Dueno è stato finora reputato essere uno dei più antichi documenti della lingua latina:

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e prende molto probabilmente il nome dall’ artigiano del vaso, Duenos. Il vaso gli era stato commissionato verosimilmente da una donna di nome Toteria, con un messaggio minaccioso per l’amante che l’aveva respinta: “Chi mi invia prega gli dèi che nessuna vergine ti sia compagna se non vuoi essere soddisfatto per opera di Toteria.” Al che il vasaio, che voleva rimanere fuori dalla diatriba e prendere le distanze dalla maledizione, aggiungeva: “Un buono mi fece, e per causa mia nelle mani di quel buono non torni il male.” In altre parole, diceva: “messagger non porta pena”. 

La storia di per sé è molto intrigante e simpatica, ma oggi non staremmo a scrivere del vaso su questo blog se non fosse emersa una notizia molto interessante! Il Vaso di Dueno, il più antico “documento latino”, è invece scritto in sardo. lo afferma il linguista Bartolomeo Porcheddu, docente a contratto di Laboratorio di lingua sarda all’Università di Cagliari, che dichiara: “Il più antico documento latino è scritto in sardo. Il Vaso di Dueno è un oggetto parlante. In primo luogo perché riproduce un “Trigono”, ovverosia la congiunzione tra Giove e Saturno rispetto al sole e alla terra che si manifesta nel cielo notturno. Quando questi due pianeti si trovano alla distanza di 120° sulla sfera celeste, disegnano un triangolo equilatero proprio simile al Vaso di Dueno. In antichità, tale congiunzione era considerata un dono del cielo. In secondo luogo, il manufatto ci dice anche a chi è destinato il Trigono. Il Vaso è una donazione a Giove e Saturno, una richiesta di voto, perché si realizzi un desiderio espresso da chi ha commissionato l’opera.” 

Ma come mai un vaso romano della seconda metà del VI sec. a. C. è stato scritto in sardo? Ci risponde Bartolomeo Porcheddu: "Perché il sardo per anni è stata la lingua internazionale del Mediterraneo. Nel 600 a.C. siamo in una fase di declino della civiltà nuragica, ma l'influenza della lingua è ancora fortissima. Il latino che poi sarà utilizzato verrà costruito a tavolino proprio sulla base del sardo, lingua alla quale saranno applicati i casi greci".  "Nessuno se n'è accorto per duemila anni, perché nessuno si è soffermato sullo studio comparato tra latino e sardo". E ancora: “Il vaso di Dueno è stato prodotto prima che i Romani trasformassero la loro lingua sardo-latina in lingua 'latina comune' inserendo i 'casi' greci nei morfemi nominali.

Sono prevedibili grandi dissensi tra studiosi e, perché no, leoni da tastiera, chi pro e chi contro la nuova teoria, ma il fatto che uno dei più antichi documenti della lingua latina potrebbe invece essere stato scritto in antico sardo, beh, non ha solo punzecchiato la nostra curiosità, ma l’ha anche infiocchettata con un nastro di orgoglio isolano!

La verità è come l’acqua che prende la forma del vaso che la contiene.” (Ibn Khaldun)

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di Daniela Toti

Foto presa dal web

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