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Le Launeddas

Le launeddas sono uno degli strumenti musicali a fiato più antichi e caratteristici della Sardegna, un simbolo della cultura millenaria dell’isola. Alcuni studiosi ritengono che strumenti simili alle launeddas fossero già utilizzati in Mesopotamia e in Egitto, ma le raffigurazioni nei Bronzetti Nuragici, confermano la loro radicata presenza in Sardegna fin dall’età del Bronzo. La loro antichità è testimoniata dal fatto che facevano già parte integrante della vita rituale e sociale dei sardi durante l’età nuragica. Si ritiene che fossero suonate in contesti rituali legati alla fertilità, al raccolto o ai culti religiosi dedicati alle divinità nuragiche. Questo conferisce alle launeddas un’aura di sacralità e una profonda connessione con la spiritualità e le tradizioni dell’isola.

Le launeddas sono composte da tre canne di diversa lunghezza, ognuna delle quali svolge una funzione specifica: due di esse, mancosa mancosedda, sono canne melodiche una per il basso e una per l’accompagnamento, la terza più lunga delle altre, chiamata tumbu, emette una nota sola, profonda e continua. Mancosa e tumbu legate assieme si suonano con la mano sinistra, la mancosedda si suona con la mano destra.  La peculiarità delle launeddas risiede nella tecnica del soffio continuo. I musicisti, grazie alla respirazione circolare, riescono a mantenere un flusso d’aria costante, permettendo loro di suonare senza interruzioni. Questa tecnica richiede anni di pratica e una grande abilità, rendendo i suonatori di launeddas dei veri maestri d’arte.

Le launeddas vengono costruite utilizzando canna comune (Arundo donax), una pianta che abbonda in Sardegna. La scelta delle canne è fondamentale per garantire la qualità del suono. Le canne vengono raccolte durante specifiche stagioni, stagionate per mesi e lavorate con grande precisione.

Ogni fase della costruzione è un’arte tramandata di generazione in generazione. I maestri artigiani sardi dedicano grande cura alla scelta delle proporzioni, che determinano la tonalità e l’intonazione dello strumento.

Nei tempi antichi, si credeva che il loro suono avesse il potere di allontanare gli spiriti maligni e garantire la protezione divina. Questo legame con il sacro è evidente anche nelle raffigurazioni dei bronzetti nuragici, dove i musicisti sono spesso rappresentati in contesti cerimoniali.

Nonostante le launeddas abbiano rischiato di scomparire a causa dei cambiamenti sociali e culturali del XX secolo, oggi stanno vivendo una vera rinascita. Numerosi progetti e associazioni in Sardegna si dedicano alla valorizzazione di questo strumento unico, promuovendolo attraverso:

  • Scuole di musica: Sono nate scuole dedicate all’insegnamento delle launeddas, attirando giovani desiderosi di imparare quest’arte. Ogni set di launeddas è unico e realizzato su misura per il musicista.

  • Festival: Eventi come il Festival Internazionale delle Launeddas celebrano questo strumento, attirando musicisti e appassionati da tutto il mondo.

  • Collaborazioni moderne: Le launeddas sono state integrate anche nella musica contemporanea, dimostrando la loro versatilità e attualità.

Nelle canne delle launeddas soffia il respiro della Sardegna: antico, incessante, eterno come il vento tra le sue montagne. Grazie all’impegno di musicisti, artigiani e appassionati, le launeddas continuano così a raccontare la storia e l’anima della Sardegna, affascinando chiunque abbia la fortuna di ascoltarle.

 

“Quel flauto dimenticato non sapeva di essere pieno di magia al suo interno, finché un giorno qualcuno ci soffiò dentro e ne uscì una musica bellissima.” (Fabrizio Caramagna)

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di Daniela Toti

Photo di suonatori di Launeddas durante le celebrazioni di Sant'Efisio

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