Il Capodanno Nuragico 0 Comments

Tra rituali propiziatori, simboli ancestrali e racconti tramandati oralmente, il Capodanno Nuragico offre uno sguardo affascinante sulla connessione tra l'uomo e il cosmo. Per i nuragici, il "capodanno" non corrispondeva necessariamente al 1° gennaio, ma era legato ai cicli naturali e agricoli. La fine dell'anno era segnata dal Il Solstizio d’Inverno, un evento astronomico che simboleggiava la rinascita e il rinnovamento, un tema centrale per le comunità nuragiche che vivevano in simbiosi con la natura.
La Gallura, con i suoi paesaggi mozzafiato e i numerosi siti archeologici, conserva ancora oggi tracce di questi antichi riti. Luoghi come i Pozzi e le Fonti Sacre, le Tombe dei Giganti e i Circoli Megalitici facevano da sfondo a cerimonie che celebravano il passaggio dal buio alla luce, un augurio di prosperità per il nuovo ciclo. Si praticavano rituali propiziatori diretti ad assicurare la fertilità della terra, la prosperità dei raccolti e la protezione delle famiglie, come l’Accensione del fuoco sacro, falò accesi in luoghi sacri per scacciare gli spiriti maligni e favorire la rinascita. Le Offerte agli dèi di cereali, vino e miele. La Purificazione con l'acqua dei pozzi sacri e delle fonti.
I pozzi sacri in Gallura testimoniano la profonda conoscenza astronomica dei nuragici. Durante il solstizio d'inverno, il sole illumina il fondo di alcuni di questi pozzi, un fenomeno che simboleggia il ritorno della luce e della vita. Questo straordinario allineamento è ancora oggi motivo di meraviglia e dimostra quanto fossero avanzate le competenze ingegneristiche e astronomiche di questa antica civiltà. Secondo alcune leggende locali, l'acqua che si illumina con i raggi del sole al solstizio acquisiva proprietà magiche come guarire malattie, proteggere dai malefici e garantire fertilità alle donne.
Durante il Capodanno Nuragico nelle Tombe dei Giganti si svolgevano cerimonie per celebrare la continuità della vita. La notte di Capodanno era un momento in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottigliava, per cui le tombe dei giganti erano porte attraverso le quali i defunti potevano tornare temporaneamente per proteggere i loro discendenti. Accendere candele o fiaccole presso questi monumenti era un modo per onorare gli antenati ivi sepolti e ricevere la loro benedizione.
La celebrazione del Capodanno era accompagnata da banchetti in cui si consumavano cibi simbolici. Tra i piatti tipici di questo periodo vi erano il Pane cerimoniale, decorato con simboli solari, Miele e formaggi, per rappresentare l'abbondanza e la dolcezza del nuovo ciclo, la Carne di cinghiale, simbolo di forza e protezione.
Si racconta che, durante la notte di Capodanno, la Dea Madre apparisse sotto forma di una luce bianca nei pressi dei pozzi sacri. Chiunque riuscisse a vederla poteva esprimere un desiderio, ma solo se il cuore era puro. Secondo la leggenda, la Dea donava fertilità alla terra e benedizioni alla comunità, garantendo un anno prospero.
Un'altra leggenda narra che le pietre dei nuraghi cantassero durante il Capodanno. Si credeva che il suono fosse un messaggio degli spiriti degli antenati, un augurio di pace e abbondanza per il nuovo anno. In alcune zone della Gallura, si tramanda ancora oggi che le pietre abbiano un'anima e che possano comunicare con chi è in grado di ascoltare.
Il Capodanno Nuragico rappresenta un viaggio nel tempo, un'occasione per riscoprire il legame profondo tra uomo e natura, luce e oscurità, passato e futuro. In Gallura, le tradizioni e i miti di questa antica celebrazione continuano a vivere, offrendo a chi visita l'isola un'opportunità unica di connessione con il patrimonio culturale e spirituale della Sardegna.
"Nel cerchio eterno del tempo, il Capodanno Nuragico celebra la promessa di luce e fertilità, dove il passato abbraccia il futuro sotto il cielo di Sardegna." (cit)
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di Daniela Toti
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