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Il Paese Delle Streghe

Villacidro è una cittadina del Medio Campidano celebre per le sue ciliegie, per i suoi agrumi, per il suo olio d'oliva, per l’aria salubre. Ma è curioso che un tempo fosse noto come "Sa Bidda De Is Cogas, il paese delle streghe.

Oggi il Blog del Gabbiano Azzurro Hotel & Suites vi vuole incuriosire, perché la Sardegna antica così ricca di piante officinali doveva essere proprio una fonte preziosissima per quelle donne che con le erbe curavano e guarivano. 

Ma vediamo come sono andate le cose.  Tutto iniziò proprio a causa della medicina popolare praticata dalle donne usando le erbe. Per secoli le donne sono state medici senza laurea, escluse dai libri e dalla scienza ufficiale: apprendevano le loro conoscenze reciprocamente, trasmettendo le loro esperienze da vicina a vicina, da madre a figlia. La gente del popolo le chiamava «le sagge», le autorità, le chiamavano streghe o ciarlatane. La medicina fa parte del nostro patrimonio di donne, della nostra storia, del nostro diritto di nascita. dice Barbara Ehrenreich, autrice di Le streghe siamo noi, del 1975. 

Le donne in quanto tali non dovevano e non potevano praticare la medicina perché lo Stato condizionato dalla Chiesa, e la Chiesa appoggiata dallo Stato, lo impedivano. Era una paura atavica che associava le donne alla stregoneria, perché la donna era considerata inferiore e quindi non ne poteva saper di scienza. Forse di stregoneria sì. È interessante vedere con gli occhi di oggi come fosse considerata la loro conoscenza delle proprietà curative delle erbe, che era un antico sapere tramandato da generazioni di donne. Si trattava di piante officinali o medicinali che la moderna scienza della fitoterapia (cioè “curare con le piante”) usa per trattare disturbi e malattie. 

L’accusa di stregoneria si rivoltava in genere su tipi facilmente attaccabili come donne, spesso anziane e vedove, o comunque non sposate. Frequentemente donne sole che svolgevano lavori come quello di levatrice o di guaritrice.

Ma non solo a Villacidro. Nel Medio Evo la persecuzione delle donne giudicate dalla Chiesa e dalla comunità nella quale vivevano era un filo rosso che ha attraversato tutta la storia medievale d’Europa per diversi secoli. Si contarono decine di migliaia le donne che morirono arse sul rogo.

Nel periodo dell’inquisizione nel Medio Campidano furono sette le donne condannate per stregoneria e accusate di essere state la causa della morte di alcuni bambini. Se si aggiunge poi che la mortalità infantile dei tempi era molto alta, gli accusatori avevano gioco facile.

Le chiamavano Cogas, streghe, ma molto probabilmente erano maistas de partu, levatrici, capaci di aiutare le donne a partorire e esperte nell’uso dei medicamenti che accompagnavano recitando gli abrebus, le parole magiche sarde che davano spago ai denigratori che lo riducevano a rito magico o addirittura satanico. Bastava infatti una parola e un’accusa di chiunque per finire di fronte al giudice inquisitore.

Queste donne erano apprezzate ma al contempo temute, tant’è che a Villacidro il timore e la superstizione de is cogas arrivò al punto che nel 1631 costruirono una chiesa campestre dedicata a San Sisinnio, trionfatore sul diavolo tentatore e protettore della madre e del bambino dopo il parto. Era chiamato su scongiuradori, cioè esorcista, o scacciacogas, che significa scaccia streghe.

 Il Santo è ancora festeggiato ogni anno in paese la prima domenica di agosto, nell’antica chiesetta campestre, tra secolari alberi di ulivo. L’area, attrezzata con tavoli da picnic e barbecue in pietra, è l’ideale per raccontare vecchie storie e rivivere gli antichi miti della tradizione.

 

“Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”. (Voltaire)

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di Daniela Toti

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