Su Filindeu, La Pasta di Dio 0 Comments

Su Filindeu, La Pasta di Dio

Ne abbiamo già parlato nell’articolo della Pasta, ma Su Filindeu merita di essere raccontato in dettaglio, perché è davvero un’eccellenza sarda. Non solo è presidio alimentare Slow Food ma è anche presente nei Prodotti Agroalimentari Tipici (PAT). Questo tipo di pasta diventa sempre più raro perché in epoca moderna sono poche, le signore che conservano la tradizione un tempo più diffusa, della preparazione del Su Filindeu legata alla festa religiosa di San Francesco di Lula nella Barbagia, vicino a Nuoro, una tradizione tramandata di madre in figlia fino ai giorni nostri. 

Da secoli, durante le notti del primo maggio e del 4 ottobre, al santuario campestre di San Francesco di Lula, sorto nel XVII secolo e riedificata nel 1795, arrivano i pellegrini che partono a piedi dalla chiesa del Rosario di Nuoro distante circa 30 km. Al loro arrivo, i priori offrono ai pellegrini il sostanzioso piatto di minestra, a base di brodo di pecora, con l’aggiunta di pecorino cagliato.

Ma non è un semplice piatto, perché dentro quella minestra si cuoce la pasta di Dio: Su Filindeu.

Il procedimento per prepararla non è facile perché richiede una manualità esperta e tanta pazienza. L'impasto è semplice, costituito da semola di grano duro e acqua ma viene lavorato manualmente per un'ora idratandolo costantemente con acqua e sale fino a raggiungere l’elasticità ideale. La pasta, in pezzi da un etto, prima è arrotolata in cilindri e quindi "tirata" a mano e piegata in due, poi in quattro e così continuando fino ad 8 volte, ottenendo una serie di 256 lunghi fili sottili come un capello. Questi si stendono su un piano tondo di mezzo metro di diametro fatto in foglie di asfodelo. Si ricopre il piano con fili paralleli e sopra si stendono altri due strati di fili incrociandoli di circa sessanta gradi e si lasciano essiccare al sole. 

Un pezzetto di filindeu profuma di grano duro, la sua consistenza è fragile con i suoi fili incrociati, finissimi, come fatati. A vederlo sembra impossibile che sia stato confezionato da una donna e non una fata.

Contro luce è un reticolo d’oro, quasi un tessuto prezioso a intreccio sottile e trasparente. 

Il suo nome ha un suono antico. L’origine è controversa. Alcuni dicono che questa pasta sia araba e portata in Sicilia dopo la sua conquista, e che il nome derivi dall’arabo “fidaws, che vuol dire capello. Altri che provenga dallo spagnolo “fideos”, che significa fili. Essendo la peculiarità di questa pasta nella preparazione, la leggenda vuole che il segreto della lavorazione fosse stato "rubato" dalle fantesche della nobile famiglia spagnola Gallisay guardando dalla serratura.

Ma il suffisso “deu” che diede alla pasta il nome popolare di Filindeu, ci porta al “filo di Dio”; e poiché la sua bellezza si sposa felicemente con il sacro, arriviamo al nome Su Filindeu, la pasta di Dio.

 

[...] “una specie di minestra detta “filindeu”. È una minestra tutta particolare a queste feste; pare un grosso velo e il suo nome forse significa “filo di Dio” ... Il pranzo consiste in carne e nel “filindeu”, che viene condito con formaggio fresco, e che riesce una minestra densissima e squisita.” (Grazia Deledda "Tradizioni popolari di Nuoro")

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di Daniela Toti

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