Grazia Deledda “Il Dono di Natale” 0 Comments

Cercavo un’idea per farvi partecipi al Natale in Sardegna e mi è tornato in mente il racconto di Grazia Deledda, “Il dono di Natale”, che dà un meraviglioso ritratto della festività sarda di fine ottocento. Lascerò in originale alcuni brani perchè non potrei mai sostituirmi a quanto scritto da Grazia Deledda. 

Quel giorno in un villaggio di pastori della Sardegna, si vive la vigilia di Natale, e si aspettano i doni. Anche Felle e Lia, due bambini cresciuti insieme nel cortile che condividono, si preparano alla vigilia, vivendo in modo diverso l’atmosfera di festa. E sono le loro cucine che ci riconducono nell’atmosfera natalizia di quei tempi. Mentre nella cucina di Lia le sorelline sono sedute intorno al focolare e la sorella maggiore, per tenerle buone, distribuiva loro qualche chicco di uva passa e cantava una canzoncina d’occasione, cioè una ninnananna per Gesù Bambino, nella cucina di Felle c’è un meraviglioso odore di festa: odore di torta di miele cotta al forno, e di dolci confezionati con buccie di arancie e mandorle tostate, la famiglia di Felle attende la visita del fidanzato della sorella, che è già vestita a festa; col corsetto di broccato verde e la gonna nera e rossa: intorno al viso pallido aveva un fazzoletto di seta a fiori; ed anche le sue scarpette erano ricamate e col fiocco. Arrivano anche gli altri fratelli, uniti come un gruppo di guerrieri, portando con loro l’odore selvatico dei loro ovili dove lavorano. Tutti forti, belli, con gli occhi neri, la barba nera, il corpetto stretto come una corazza e, sopra, la mastrucca, la sopravveste di pelle d’agnello. 

Il fidanzato arriva accompagnato dal nonno. Meravigliosa figura il nonno! di oltre ottanta anni, ma ancora dritto e robusto, vestito di panno e di velluto come un gentiluomo medioevale, con le uose di lana sulle gambe forti, questo nonno, che in gioventù aveva combattuto per l’indipendenza d’Italia, fece ai cinque fratelli il saluto militare e parve poi passarli in rivista. E rimasero tutti scambievolmente contenti.

La sorella di Felle versa loro il vino e quando lo versa al fidanzato, lui, di nascosto, le mette in mano una moneta d’oro. Il suo dono di Natale per lei. E lei di nascosto mostra la moneta alla madre e ai fratelli, in ordine di età, mentre porge loro il bicchiere di vino. L’atmosfera diventa speciale. Il nonno, dopo aver brindato e augurato a tutti gioia e salute, si mette a cantare. È un bravo cantore estemporaneo ma lo è anche uno dei fratelli di Felle e i due quindi intonarono una gara di ottave, su allegri argomenti d’occasione; e gli altri ascoltavano, facevano coro e applaudivano.  

Fuori le campane suonano, annunziando la messa. È tempo di cominciare a preparare la cena. La madre stacca le cosce a due porchetti. Tre le infila in lunghi spiedi e dice a Felle di portare la quarta ai vicini perché anche loro possano godersi la festa. La condivisione del Natale è presente in tutta la sua bellezza…

I figli, i fidanzati e il nonno vanno in chiesa. Figure imbacuccate sbucavano da tutte le parti, con lanterne in mano, destando intorno ombre e chiarori fantastici. Si scambiavano saluti, si batteva alle porte chiuse, per chiamare tutti alla messa. Dentro, l’altare è decorato con rami di corbezzolo coi frutti rossi, di mirto e di alloro. In una cappella sorge il presepe con il bimbo Gesù e i Magi scendono dal sentiero e una cometa d’oro illumina la via.

Al ritorno dalla messa la cena è pronta. La madre aveva steso una tovaglia di lino, per terra, su una stuoia di giunco, e altre stuoie attorno. Sopra ci sono le focacce tonde e lucide e l’arrosto, tagliato a grosse fette, posto in vassoi di legno e di creta. Dopo arrivano la torta gialla e i dolci in forma di cuori, di uccelli, di frutta e di fiori. Felle è felice di questo Natale. E lo sono anche Lia e le sue sorelline con il dono di Natale che Gesù ha fatto loro: il tanto atteso fratellino.

“Non importa cosa trovi sotto l’albero, ma chi trovi intorno”. (Stephen Littleword)

di Daniela Toti