Ziqqurat Monte D'Accoddi 0 Comments

Ziqqurat Monte D'Accoddi

Che cosa vuol dire Ziqqurat? Sono torri piramidali a gradoni costruite dai Sumeri nel 4000 circa a.C. quando arrivarono in Mesopotamia, formate da più piani sovrapposti e decrescenti, diversi in numero e altezza e si narra fossero guarniti da meravigliosi giardini pensili. Con un'ampia rampa d'accesso davanti e raggiungibile da grandi scalinate esterne avevano alla sommità un altare il cui accesso era solo per i sacerdoti: il punto di contatto tra uomo e divinità. La più famosa è la Etemenanki, la biblica Torre di Babele, lo Ziqqurat di Babilonia, alta quasi 100 m.  

Queste stringate nozioni le abbiamo già apprese nei libri di storia delle elementari, dove i giardini pensili, una delle sette meraviglie del mondo antico, forse vi hanno affascinato e vi sono rimasti impressi come a me. Ma quello che nessuno ci aveva mai detto è che in Sardegna, un unicum in Europa, esiste uno Ziqqurat, quello di Monte D’Accoddi, che è la più antica costruzione d’Italia ed è anche il quarto edificio più antico del mondo, a 140 km dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suites, 1 ora e 40 minuti di macchina.

Antonio Segni, all’inizio degli anni cinquanta, allora Ministro della Pubblica Istruzione, convinto che la collinetta adiacente ad un terreno di famiglia nascondesse un patrimonio archeologico, riuscì a promuovere ed a ottenere i finanziamenti necessari per lo scavo. Così dal 1952 al 1958 Ercole Contu iniziò gli scavi, ripresi dal 1979 al 1989 da Santo Tinè. Nascosto per millenni, sotto quello che sembrava rilievo naturale a cui venne dato il nome di Monte D’Accoddi (Monte de Code, ossia Collina delle Pietre), c’era un antichissimo tesoro di valore inestimabile, come Antonio Segni aveva saggiamente immaginato. 

Agli archeologi fu subito chiaro che gli scavi stavano riportando alla luce qualcosa di unico: era identico ai templi mesopotamici, gli Ziqqurat. L’altare evidenzia la sovrapposizione di due fasi: quella chiamata “tempio rosso”, per il colore del pavimento, fu datata nel Neolitico finale (3.500-2.900 a.C.) e quella del “tempio a gradoni” nell’Eneolitico (2.700 a.C. circa) e che ha incorporato la precedente. Quindi mille anni prima dei più antichi nuraghi! Probabilmente l’altare era dedicato alla Dea Madre, che è scolpita in una grande stele rossa granitica accanto al monumento. 

Affascinante è la leggenda dell’origine dello Ziqqurat sardo. Un principe mesopotamico di nome Uruk lasciò la sua terra per la Sardegna per stabilirsi con tutta la sua tribù. Arrivato sull’Isola, Uruk costruì un tempio e un villaggio come quelli della natia Mesopotamia. Uruk, che era anche sacerdote, dedicò il tempio alla Dea Luna. 

Ma mentre di giorno i lavori procedevano, di notte Uruk sognava una donna bellissima che chiedeva di vedere il tempio. Ma il principe non cedette mai al fascino della donna. Quando infine la donna si congedò perché non voluta, avvertì Uruk dell’arrivo di una terribile tempesta, che avrebbe raso al suolo il tempio. La tempesta della profezia arrivò e fu terribile, ma Uruk e il suo popolo erano preparati e trovarono riparo altrove. 

Quando tornò il sereno scoprirono che al posto del tempio c’era un “monte” di terra. Lo Ziqqurat era stato sepolto dal fango. Il principe capì allora che la donna delle visite notturne era la dea della Luna, a cui aveva dedicato il tempio. Ricoprendolo di fango, la dea innamorata di Uruk aveva rinunciato alla propria divinità, per vivere al suo fianco. Uruk tornò allora in Mesopotamia con la sua amata. Lo ziqqurat rimase in Sardegna sepolto sotto una collinetta. E fu così che lo ritrovò nel 1952 Ercole Contu, una collinetta a 11 km da Sassari, scavando un miracolo che parla al mondo della Sardegna. 

 

“Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò.” Esodo XX, 24.

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di Daniela Toti

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