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Domus De Janas Di Sennori

Le Domus de Janas di Sennori potrebbero divenire patrimonio dell’Unesco.  Infatti sono in lista per la candidatura a Patrimonio dell’umanità Unesco delle Domus de Janas decorate della Sardegna.

La chiesa di San Basilio Magno, a 1 ora e 45 minuti, a 136 km dal Gabbiano Azzurro Hotel & Suitesè situata a Sennori. Costruita nel secolo XIV, fu poi restaurata ed ampliata,1945-1958, modificandone lo stile dal romanico al gotico aragonese. All’interno c’è una grande pala d'altare del Cinquecento di scuola cagliaritana che ritrae l'incoronazione della Vergine. 

Nelle immediate vicinanze della chiesa, in un terreno di sua competenza, c’è una piccola preziosissima necropoli prenuragica nota come "Domus de Janas dell'Orto del beneficio parrocchiale". 

Il progetto ha previsto interventi necessari per far sì che le "Domus de Janas dell'Orto del beneficio parrocchiale", diventino adeguate alla candidatura, un luogo accessibile a tutti e quindi appetibile alle visite turistiche con passerelle, camminamenti, parapetti e quanto necessario alle visite.

Le "Domus de Janas dell'Orto del beneficio parrocchiale" sono tombe ipogeiche, (sotterranee), ascrivibili alla cultura di Ozieri (3500 - 2700 a.C.), sono scavate in un affioramento calcareo. Comprendono 11 ambienti collegati tra loro. Il primo nucleo, più antico, presenta lo schema a “T” e comprende tre vani. Il secondo, al quale si accedeva tramite un dromos (corridoio), si compone di una cella principale alla quale si aprono diversi ambienti intermedi. In una cella denominata “Stanza delle Protomi”, compaiono figurazioni di grande pregio di protome taurine, (nell'arte antica, la protome è elemento decorativo costituito dalla testa, talora anche con parte del busto, di una figura umana o animalesca o fantastica).

Altre protome le abbiamo già trovate qui nel blog, ad esempio nella Necropoli Di Su Crucifissu Mannu (Porto Torres), nella necropoli di Monte D'Accoddi (Sassari), a Castelsardo (nella famosa Roccia dell’Elefante), etc.

La presenza dell’uomo nel territorio di Sennori è riscontrabile a partire dal neolitico come conferma il sito archeologico "Domus de Janas dell'Orto del beneficio parrocchiale". Durante il periodo nuragico il territorio di Sennori fu molto abitato come testimoniano il sito di Su Nuraghe, il Nuraghe di Badde Margherita, il Nuraghe di Badde Puttu, il Nuraghe di San Biagio e La Tomba dei Giganti di Oridda.

Mentre il periodo punico è praticamente mancante, il periodo romano è invece riccamente documentato, tant’è vero che la regione storica della Romangia, in cui si trova Sennori, che fu probabilmente fondata dai romani, prende il nome da Romania, ovvero le terre conquistate da Roma, in antitesi alla Barbaria o Barbagia, cioè quelle terre che non sono riusciti a conquistare e quindi rimasero popolate dai "barbari". 

Sennori fece successivamente parte del giudicato di Torres o Logudoro, poi fece parte della repubblica sassarese nel 1294. Arrivarono gli aragonesi che istituirono il feudo di Sennori nell'Incontrada di Romangia. Nel 1440 tutti i feudi della Romangia finirono nelle mani del barone Gonario Gambella. Su sua nipote Rosa Gambella, baronessa e viceregina di Sardegna, ci ha raccontato Enrico Costa nell'omonimo celebre romanzo.

Nel 1839, con l'abolizione del sistema feudale, Sennori venne riscattato agli “Amat di San Filippo”, per diventare un comune autonomo retto da un sindaco e da un consiglio comunale.

 

“I siti archeologici sono una risorsa non rinnovabile; una volta che sono distrutti, le informazioni che contenevano vanno perdute per sempre.”  (Anonimo)

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di Daniela Toti
photo di Sergio Melis

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